
IL VESTITO ROSSO
Tu quel giorno vestita di rosso – mi chiamavi felice correndo – t‘ascoltavo salire le scale – più veloce e leggera del vento.
Poi ti presi e ti strinsi la vita – baciandoti il bel collo e le labbra – ancor sento il calore e il profumo – di quel collo e di quelle tue labbra.
E pian piano togliesti via tutto – mentre io ti guardavo ammaliato; – via il tanga e via pure il top rosso – dal tuo seno rimasi incantato.
Poi volesti baciarmi la bocca – eri calda, infuocata e partita – una donna più vibrante e più viva – mai ricordo d’averla sentita.
In gran fretta ruggendo arrivasti – con le coccole bagnata a godere – io ti amo, sei il mio amore, dicevi – ma io sapevo ch’era solo il piacere.
Ti ripresi e venisti più volte – e ogni volta mi dicevi mio amore,– il tuo corpo non riuscivi a frenare – tanto era nel godere l‘ardore.
***
Rimettesti quell’abito rosso – pettinandoti i neri capelli, – il tuo viso era bello ma stanco,– rimettesti gli orecchini e gli anelli.
Già vestita con l‘abito rosso,– infilasti i tuoi sandali a spillo,– rossi anch’essi, laccati e leggeri,– più scattante di un giovane grillo.
Così mora, con l’abito rosso, – i tacchetti, i bracciali e gli anelli – della vita e di tutti i ricordi – sei tra quelli più vivi e più belli.
Mi baciasti ed apristi la porta, – poi di corsa giù lungo le scale,– i saluti e il rumore dei tacchi, – un ricordo che quasi fa male.