Sono qui nella tua città, vedi, sono tornata alla fine, giro per le piazze, cammino per le strade, tra i vicoli, contemplo i palazzi, gli stessi che sono stati testimoni della tua esistenza, che ti hanno visto rallegrarti e soffrire, ridere e piangere, commuovere e gioire. Mi avvicino alle zone a te tanto care e amiche, ho proprio urgenza di sentirti. Assaporo l’aria, la percepisco benevola quasi complice. Da tanto tempo non coglievo più queste forti emozioni come fossi vissuta in un limbo. Come sempre mi fai riscoprire tante sensazioni. Respiro profondamente, come un sub appena risalito dopo un apnea. Sono qui mi guardo intorno, i colori del tramonto e le ombre che vedevi quando passeggiavi nei medesimi luoghi, sono gli stessi. Sento la tua voce che me li descrive, li percepisco come li coglievi tu. Sei così vicino, reale. Per un attimo mi sembra di scorgerti tra la folla. Sto per chiamarti ma poi mi avvicino e … non sei tu. Un profumo, una risata, tutto mi parla di te, questa città, sei tu. Commino in fretta, mi avvicino a via Roma e vedo il nostro bar, entro, ordino un caffè, mi guardo intorno, e tutto è cambiato, non c’è   più   il signor Vincenzo che amava parlare degli ultimi film in uscita, era un cinefilo il signor Vincenzo, sempre aggiornato su tutte le uscite, non se ne perdeva una, con il suo sorriso aperto era sempre pronto a raccontare una trama o a discutere su la tal sceneggiatura o la talaltra regia. Ti diceva: “Dottò quanto mi è piaciuto l’ultimo film di Verdone. Oppure dottò l’altro era proprio una ciofeca   perché non lo toglie?” E tu sorridevi e tante volte gli davi ragione. Un altro pezzetto del tuo mondo e anche del mio che si è perso per sempre. Bevo Il mio Caffè’, mi guardo intorno ci sono persone intente a guardare uno schermo con le ultime uscite del lotto. Ragazzi seduti che sorseggiano un aperitivo, altri che si accordano per come passare la serata. Pago ed esco, arrivo sotto al tuo ufficio, le luci sono accese e c’è ancora movimento anche se sono le otto di sera. Quando passavo da te, ero sempre di corsa, la mia vita in quel periodo era velocissima, andavo e venivo da Roma per poi proseguire verso casa, per tornare ai miei impegni lontani. Trovavi sempre il tempo per farmi compagnia tra un treno e l’altro “Ciao domani sarò dalle tue parti, ci sarai? Ti scrivevo.  E anche se avevi tanto lavoro, ti trovavo ad aspettarmi sempre, con quel sorriso dolce e timido da uomo serio e vecchio stampo quale sei. Mi narravi le tue cose, le tue gioie e i tuoi affanni. A quegli incontri ci raccontavamo la vita, la tua e la mia. Apparentemente tanto diverse ma poi in fondo non tanto dissimili. Ti ricordi come ci siamo conosciuti? Per lavoro certo! Io così’ timida ed insicura, poco più di vent’anni con tante cose ancora da imparare e con la curiosità di sapere tutto e anche di più. Tu più grande, all’apice dell’esperienza lavorativa e personale, con un aria un po’ severa e inavvicinabile. Mi sentivo in soggezione. Poi dopo una riunione andammo a pranzo tutti insieme. Lì cominciammo a parlare, mi mettesti subito a mio agio, con semplicità e con un sorriso che veniva dal cuore. Non ebbi più alcun timore e da quel giorno cominciò la nostra amicizia, con spontaneità e naturalezza come se ci fossimo conosciuti da tutta una vita. Era un dare e ricevere reciproco dove gli anni e le esperienze diverse rappresentavano un arricchimento scambievole.  Mentre sono qui sotto a pensare, mi accorgo che le luci si sono spente tutte, tranne quella della stanza centrale, quella con il grande terrazzo, il tuo ufficio. Ti immagino ancora concentrato sul tuo lavoro, con gli occhiali un po’ calati sul naso, intento a leggere. Quando ti trovavo così mi mettevo a ridere e ti dicevo che sembravi il mio professore di greco del liceo, intento a decidere chi sarebbe stato l’agnello sacrificale per l’interrogazione del giorno.   Come un automa prendo il cellulare e compongo il tuo numero, già il tuo numero, uno dei pochissimi che conosco a memoria, anche se da un po’ di tempo non lo digito più. Stavo per dirti: “Ciao sono qui, ho finalmente trovato il tempo, per tutto quelle volte che, al telefono, mi dicevi quando passi a trovarmi? possibile che non ti fermi mai, che non hai mai tempo?! Capisco che alla tua età tutto è frenetico, qualche volta però fermati, e cerca di fare qualcosa per te, qualcosa che ti faccia piacere e che ti faccia sentire bene! Oggi voglio dirti che ho compreso finalmente, quello che cercavi di spiegarmi, ho impiegato tanti anni, forse troppi, ma ho capito, che la vita ha le sue stagioni e che solo con gli anni che passano si impara a dare la giusta importanza alle cose! Ma appena finito di digitare il numero, una voce impersonale mi dice: “Il numero da lei selezionato non è più attivo…. Il numero da lei selezionato non è più attivo……”